mercoledì 16 novembre 2011

Le briciole nelle fotografie

Ho sempre pensato che la comunicazione fotografica fosse una comunicazione “sbilanciata” dalla parte del fotografo, nel senso che è il fotografo, e lui solo, a possedere le chiavi originali per “aprire” il messaggio visivo che ha generato. Da questa prospettiva, al lettore spetterebbe, invece, il compito di rintracciare gli indizi visivi che il fotografo ha disseminato nell’immagine per risalire, grazie ad essi, al senso originario della fotografia. Un po’ come seguire le briciole di pane lasciate cadere da Pollicino. Ma non è sempre così.

C’è anche un lato, nel rapporto lettore/fotografia, dove il senso dell’immagine sfugge al fotografo: un lato dove il lettore non accetta, o ignora, le tracce lasciate dal fotografo e segue, invece, altri percorsi del tutto personali. Misteriosi, imprevedibili, insondabili. E’ il senso della lettura che N. Mirzoeff (Introduzione alla cultura visuale) ha fatto della nozione di punctum di R. Barthes.

Il punctum, secondo R. Barthes (La camera chiara), è la preferenza irrazionale per un particolare dettaglio che ci colpisce in una fotografia, ma è anche una “puntura”, una ferita che colpisce l’osservatore quando la fotografia evoca qualcosa di potente e spontaneo. Barthes, ad esempio, aveva individuato questo punctum in una fotografia della madre scattata quando era ragazzina e ritrovata dopo la sua morte: “quella fotografia riuniva tutti i predicati possibili di cui era costituito l’essere di mia madre”. 

E’ in questa accezione del punctum come “puntura” che Mirzoeff coglie con precisione l’altro genere di “sbilanciamento” della comunicazione fotografica: “Nessun fotografo può proporsi di creare un’immagine con questi significati multipli. Essi sono immersi nell’immagine dall’osservatore.” , spingendo l’equilibrio della comunicazione dalla parte dell’osservatore. Come dire: se da un lato agisce la volontà dell’autore, dall’altro possono agire anche pulsioni, desideri, ricordi, fantasie e cultura del lettore. In questo scenario la fotografia diventa luogo di incontro/scontro tra elementi eterogenei, un campo di forze tutte portatrici di senso e di emozioni. Vista da questa prospettiva la volontà d’autore viene ad essere ridimensionata/riequilibrata dalla volontà creatrice del lettore. Alle briciole disseminate dal fotografo, l’osservatore sostituisce altri indizi, altre briciole: quelle delle suggestioni private. Come se ogni fotografia diventasse, per opera di queste pulsioni, una madeleine immersa nel mare privato della memoria individuale cui il fotografo non ha accesso.

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