martedì 13 dicembre 2011

Il dono della fotografia


Riporto qui il testo pubblicato nella sezione Libri della rivista L'Infinito istante (www.infinitoistante.it) .


Voglio raccontare di una particolare connessione rinvenuta fra due libri: Le regole del caso del  fotografo francese Willy Ronis e Consigli di un fotografo viaggiatore dello svizzero Olivier Föllmi. Due libri diversi, addirittura distanti tra loro per biografia degli autori (Föllmi:giramondo; Ronis: ancorato alla Francia e all’amatissima Parigi); per tipo di immagini inseguite (Föllmi: fotografo di popoli di tutti i continenti; Ronis: poeta della quotidianità delle strade e dei quartieri francesi, ma anche fotografo di moda e pubblicità) e per organizzazione del testo. Libri, oltre tutto, letti a distanza di tempo l’uno dall’altro. Eppure, una volta terminata (di recente) la lettura di Ronis è riemersa dalla memoria l’eco del libro di Föllmi (letto lo scorso anno). Perché? Procediamo con ordine.

Le regole del caso.
Questo libro, che inaugura per l’editore Contrasto la collana “Lezioni di fotografia”, è lo sviluppo di una proiezione-conferenza che Ronis ha presentato in luoghi e a pubblici diversi, quasi sempre come “complemento all’inaugurazione di una mostra”. E’ un lavoro pensato come resoconto di un percorso individuale, che solo marginalmente ha intenti pedagogici, ed è realizzato attraverso un puntuale commento alle proprie immagini. Un commento organizzato intorno a cinque parole chiave: Pazienza. Riflessione. Caso. Forma. Tempo. Un commento sereno e umile, che non ha paura di mettere a confronto la foto “riuscita” con le immagini “scartate” e ripescate dall’archivio; un commento che non si vergogna di riconoscere sia il ruolo giocato dal Caso nel corso della ripresa sia le eventuali imperfezioni formali: valga come esempio l’annotazione del fotografo in margine a “Crepuscolo a Venezia”: “Ovviamente ci fu un unico scatto e se la tecnica fa un po’ cilecca, lo spirito della scena è conservato”.
Insomma, Ronis apre al lettore non solo il proprio archivio, ma anche e soprattutto il proprio “laboratorio mentale”, scomponendo con amore il momento dello scatto per mettere in luce le scelte, i ragionamenti, i ripensamenti, gli equilibri cercati, le attese che hanno contribuito alla costruzione dell’immagine.      

Consigli di un fotografo viaggiatore
E’ uno strano libro, strutturato in due parti: Cammino di vita e Consigli per il cammino. Anzi, a dire il vero le due parti sembrano addirittura appartenere a due libri diversi, tanto è distante la prima (mistica e riflessiva, dedicata ad illustrare la propria idea di fotografia e a commentare, nei capitoli intitolati “Storia di una foto”, quattro delle immagini-simbolo realizzate da Föllmi) dalla seconda (concreta e pratica, dedicata ai consigli tecnici su come scegliere i materiali; come costruire il reportage; come far conoscere il proprio lavoro ecc.). Del resto, l’aspetto manualistico del libro è già contenuto in quella parola (“consigli”) presente nel titolo, cosa che, oltre ad essere un po’ fuorviante, contribuisce a fare di questo libro una specie di Giano bifronte: da un lato la fotografia raccontata, in modo anche commovente, come “cammino di vita”, come professione di fede (ad esempio: “Le mie fotografie sono il mio contributo alla pace nel mondo”; oppure: “Ho l’impressione di penetrare nell’essenza stessa del mondo”.), dall’altro lato come professione e basta.

La connessione
Ma allora, cosa avvicina questi due libri, oltre al fatto di essere entrambi, pur in forme diverse, dei piccoli manuali “sentimentali”di fotografia? La connessione è scattata da una piccola parola, comune ai due libri e ai due fotografi: offerta. Proprio così. Offerta: una parola che non ha quasi mai trovato spazio nel mondo della fotografia. Che invece è un mondo costruito sul prendere (fotografare, in francese, è prendre une photo), sul rubare (in gergo: una foto rubata), sul portar via (sempre in gergo: portare a casa una foto, generalmente a tutti i costi). Un mondo in cui il fotografo preleva dalla realtà, senza dare. Preleva e basta, come un bottino di caccia o di guerra (to shoot: sparare, fotografare). E’ questo mondo che la parola offerta, pronunciata e vissuta da Ronis e da Föllmi, riesce a incrinare.

Willy Ronis: “All’improvviso mi viene offerta una fotografia”.
Olivier Föllmi: “Scatto la fotografia di colui che me la offre, la ricevo come una grazia, come un dono da condividere. La fotografia è un’offerta, uno scambio dove ognuno dà e riceve.

Dove ognuno (chi fotografa e chi è fotografato) dà e riceve. Chi pensa in questo modo, e fotografa in questo modo, lo fa perché è mosso da un amore profondo e da una riconoscenza assoluta nei confronti della vita e degli altri. Ecco il segreto semplice e grandioso che condividono Ronis e Föllmi: riconoscere il dono che la vita offre al loro sguardo e scegliere, come fotografi, di restituire a noi, di condividere con noi sotto forma di fotografia i doni che hanno ricevuto. La fotografia è tante cose: documento, ricordo, storia, progetto, invenzione, commercio e altro ancora, ma dimentichiamo troppo spesso che è prima di tutto incontro, con il mondo, con gli altri e con noi stessi.

Willy Ronis, Le regole del caso, Roma, Contrasto, 2011
Olivier Föllmi, Consigli di un fotografo viaggiatore, Roma, Contrasto, 2010


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