martedì 18 settembre 2012

Il mondo in valigia




Cosa spinge un uomo a raccogliere ballerine scolpite in uno stecco da denti, le tre caravelle o Las Meniñas di Velasquez dipinte su un chicco di riso? Testi scritti sopra un capello, due pulci vestite o dipinti eseguiti sulla capocchia di uno spillo? E’ la domanda che mi sono fatto visitando, in stato quasi ipnotico, il Museo de las Miniaturas di Mijas, un paese di case imbiancate a calce tra Malaga e Marbella.

Il Museo, in realtà, è una carrozza ferroviaria parcheggiata all’ingresso del paese e accoglie la collezione di piccole meraviglie, scaglie di mondo miniaturizzato che uno strampalato medico autodidatta, giornalista, mago e ipnotizzatore: il “professor” Max, ha raccolto in giro per i mondo. Una piccola antologia dell’universo contenuta, tutta!, in una valigia che il “professore” portava sempre con sé, come unico bagaglio.
 
Cosa spinge, dunque, l’uomo a rimpicciolire il mondo e a collezionarlo? Lo Zen dice che in una goccia d’acqua che pende da una foglia è contenuto tutto l’universo. Come dire che anche la più piccola, infinitesimale parte del mondo ha in sé, dentro di sé, il Tutto. Vedere e cogliere ciò che è  minuscolo ci mette in comunicazione con la vastità, ce la rende più vicina, più visibile. Meno paurosa, forse.

Quanto a collezionarlo, il mondo, è forse una questione di amore che cerca appagamento, a qualunque costo. Amiamo questo mondo, immenso e imprendibile, e uno dei modi a nostra disposizione per averlo sempre con noi, vicino e un po’ più amico, è raccoglierne le immagini. Collezionare immagini è ridurre il mondo a una selezione di forme rimpicciolite e rassicuranti, forme che circoscrivono la realtà, le costruiscono intorno confini più percepibili.

Non so che peso e importanza possono avere queste riflessioni, di certo è che pensavo a tutto questo quando, uscito dal Carromato (quel museo-vagone ferroviario-carrozzone circense) ho ripreso a fotografare i vicoli imbiancati di Mijas, le immagini della Virgen de la Peña dipinte su stoffe azzurre o granata appese alle finestre per la Feria di settembre, il rosso violento dei gerani alle inferriate. Così mi sono convinto che anche fotografare è una forma di rimpicciolimento del mondo, per ricondurlo nella forma circoscritta e più leggibile dell’inquadratura. E fotografando ho collezionato anch’io minuscoli frammenti di Spagna che hanno reso più misurabili le esuberanti emozioni dell’Andalusia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

.. collezionare frammenti che ci "appartengano", ci rappresentano ... è perennemente continua la ricerca di noi stessi nel tentativo di ricomporci in un puzzle di ... http://immaginaemozioni.blogspot.it/2010/12/frammenti.html

molte volte ci si circonda di cose "inutili". O forse l'inutilità è l'impressione dell'osservatore, causata dalla differente prospettiva e quando non si ha la direzione, " ci si perde in UNA GOCCIA D'ACQUA CHE PENDE DA UNA FOGLIA"

P.