martedì 7 settembre 2010

Indizi fotografici di memoria (1)


Corot, Ricordo di Mortefontaine (1864)

Come rendere in fotografia il senso della memoria? Quali segnali utilizzare nell'immagine per rappresentare l'intreccio stratificato di tempi diversi che spesso convivono nel nostro sguardo? Provo a stilare, a partire da questo post, un parziale e provvisorio inventario di equivalenti visivi che segnalano allo spettatore la presenza di un tempo "altro" rispetto al presente fotografico.


In cerca di un paradigma
Un esempio importante lo troviamo in pittura con Camille Corot (1796-1875). Corot, dopo aver dipinto paesaggi en plein air, inizia a ritrarre paesaggi in studio, ricorrendo non più all'osservazione diretta, ma alla memoria dei luoghi. In questi "quadri di memoria" i luoghi hanno nel titolo una concretezza e precisione topografiche (Ricordo di Mortefontaine; La radura, ricordo di Ville d'Avray), ma sono realizzati ricorrendo a due tecniche che mirano, invece, ad ottenere un effetto finale di imprecisione, quasi di instabilità dell'immagine: il soft focus (o messa a fuoco "morbida") e l'alterazione dei colori. Queste due sono forse le modalità che potremmo assumere come modelli iniziali per la resa visiva della memoria, paradigmi che fotografia e cinema hanno spesso adottato e ancora oggi utilizzano. Con il soft focus il soggetto e i suoi contorni perdono definizione; con l'alterazione cromatica (in genere una desaturazione) è il colore del soggetto a diventare instabile, a perdere nitidezza, con un effetto di lontananza simile a quello prodotto dallo sfumato della "prospettiva aerea" già osservata da Leonardo.

Quello che Corot ci ha lasciato in eredità, dal punto di vista delle tecniche di rappresentazione della memoria, è il senso di lontananza che il ricordo porta in sé, una lontananza che non appartiene allo spazio, ma al tempo. E ciò che è lontano nel tempo trova una possibile manifestazione visiva nell'imprecisione del disegno e nella inafferrabilità del colore. Un paradigma attivo da almeno due secoli.
                                                                                                                             (continua)

 

4 commenti:

M. Dick ha detto...

... in cerca di un'espressione, un'emozione che ci aiuti a descrivere, in maniera non troppo precisa, quel ricordo, quel momento, quei pensieri, quei profumi... qualche sensazione che, richiami l'altra ... quasi come un déjà vu, l'impressione di rivivere una medesima situazione; insomma un'immagine che agli occhi di chi la guarda rievochi storie, pensieri, profumi personali... l'emozione del ricordo attraverso immagini nuove che ci guidano nel labirinto dei sentimenti.

M. Dick ha detto...

... a me capita, sovente.
Quando sento un profumo, la memoria si mette in moto e mi sembra di tornare indietro nel tempo, vedo i miei ricordi, l'emozione dei ricordi... così capita con i suoni, le immagini, che attivano una sequenza, una "combinazione" di ricordi... dei quali il più forte, si rivela.

M. Dick ha detto...

... come fare a rendere questo con la fotografia?
è una continua ricerca di storia, tecniche, grafismi, sequenze che se condotti dall'emozione dell'attimo della memoria, possono rivelare qualcosa.

compagnia dei fotografi ha detto...

... e cosa dire quando, come in questi giorni di tour siciliano, ogni angolo, ogni pietra, ogni scorcio è al tempo stesso l'oggi del qui e ora e Magna Greca, cultura araba, mosaici bizantini, Barocco, memoria spagnola ...? Una vertigine di voci in cui smarrirsi